venerdì 10 agosto 2012

Flagranza di reato

Ho osservato il comportamento dei vari corpi di polizia, qui in Brasile, quando eseguono un intervento che comporta un arresto in flagranza di reato. Premetto che qualsiasi agente di qualsiasi corpo di polizia (dalla municipale che pattuglia il parco alla stradale, polizia militare (i cc), federale, civile) indossa un giubetto di protezione, credo dalle armi da taglio e pistole di minor calibro.
Sulla base dei servizi televisivi e degli articoli di giornale, sono in grado di riassumere di seguito le istruzioni che hanno ricevuto gli agenti: sono molto semplici.
  1. Fare irruzione sul luogo del reato con tutta l'artiglieria disponibile già estratta e colpo in canna.
  2. Il sospetto o i sospetti non accennano la minima reazione, gettano le armi, alzano le braccia o si collocano al suolo: ammanettare il soggetto -> perquisire -> menare il soggetto se l'evento ha previsto minacce o violenza a eventuali vittime -> aspettare la stampa con le telecamere -> uscire accompagnando il soggetto all'auto -> caricarlo nel bagagliaio, in posizione scomoda -> rilasciare comodamente una lunga intervista -> tornare in caserma.
  3. Il sospetto o i sospetti non obbediscono tempestivamente e alla lettera agli ordini impartiti: sparare mirando a punti vitali -> uccidere possibilmente il soggetto sul posto.

venerdì 27 aprile 2012

27 ore di ordinaria follia

Belo Horizonte
  • 05:00 - Suona la sveglia. Giornata di lavoro a San Paolo, con rientro la sera.
  • 06:20 - Guido verso l'aeroporto, 70 Km da casa mia. In tangenziale manco l'uscita per prendere l'autostrada verso l'aeroporto.
  • 06:30 - La tangenziale diventa l'autostrada per Vitoria, per tornare indietro si deve attraversare una favela. Meno male che è già giorno.
  • 07:00 - Parcheggio l'auto in aeroporto e prendo il volo.
San Paolo
  • 09:30 - Arrivo all'aeroporto cittadino (Congonhas). Entro in taxi, 45 minuti fino all'ufficio. Sequenza di incontri.
  • 15:00 - Inizia a piovere.
  • 15:15 - Entro in taxi per una riunione fuori, lascio il PC in ufficio.
  • 16:15 - Arrivo a destinazione.
  • 17:45 - Termina l'incontro, diluvio tropicale, entro in taxi per tornare in ufficio.
  • 19:00 - Arrivo al nostro edificio, faccio aspettare il taxi, salgo al 30-esimo piano, prendo il PC, riscendo subito perché ho l'imbarco per tornare a Belo Horizonte alle 20:36.
  • 20:40 - Arrivo a Congonhas, scopro che tutti i voli hanno ritardo per via del nubifragio. Ceno con un sandwich in attesa di imbarcare.
  • 22:15 - Annunciano l'imbarco del mio volo per le 22:40
  • 23:00 - L'aereo non è arrivato in tempo, l'aeroporto è dentro la città e deve chiudere. Ci devono trasferire a Guarulhus, aeroporto internazionale fuori città, sempre aperto, 100Km di pulmann. Siamo 5 voli (700 persone).
  • 00:15 - Arrivano i pulmann e 15 taxi perché i pulmann erano finiti. Caricano i bagagli di chi li aveva spediti, entriamo noi e partiamo.
  • 01:45 - Arriviamo a Guarulhus e ci dirigiamo al gate assegnato.
  • 02:10 - Si sparge la voce che il nostro volo sarà alle 06:30. Panico generalizzato.
  • 02:15 - Errore, ci imbarcano subito.
  • 03:00 - Decolliamo.
Belo Horizonte
  • 04:10 - Atterriamo. Diluvia.
  • 04:30 - Entro in macchina, scopro che i tergicristalli non spazzolano bene. E' notte, mi tocca andare piano
  • 05:40 - Entro in casa.
  • 08:00 - Sveglia, doccia, al lavoro.

domenica 12 febbraio 2012

Taxxxi ?!?!?!?!

Juiz de Fora è una cittadina dello stato del Minas Gerais, a circa 270 km dalla capitale Belo Horizonte.
Anche se posta lungo la strada tra Belo Horizonte e Rio (tracciato pessimo, peraltro) possiede un piccolo aeroporto, appena fuori città. Per le dimensioni del bacino d'utenza e per la prossimità a Rio, l'aeroporto è in realtà poco più di un aeroclub, con qualche dotazione di sicurezza in più. Tuttavia vi fanno scalo voli commerciali regolari (di un'unica compagnia, a dire la verità) e quindi ha un discreto traffico di persone, in momenti determinati della giornata.
Uno di questi momenti è la domenica pomeriggio, le 16:30 in particolare, quando un ATR proveniente da Belo Horizonte scarica alcune decine di passeggeri. Il 12 Febbraio questo aereo ha scaricato anche me.

Uscito dall'aerostazione, mi sono messo in fila per un taxi: non è previsto infatti nessun'altro mezzo di trasporto pubblico verso la città. Al parcheggio riservato alle autopubbliche risultavano ZERO mezzi disponibili; dopo cinque minuti buoni si è presentato un taxi ma giusto perché portava un cliente e ne ha quindi caricato un altro. La fila si allunga dietro di me ma le macchine arrivano col contagoccie.
Il mio turno arriva dopo mezzora. Neanche sono salito e un altro passeggero esce dalla fila mi chiede di ospitarlo perché ha molta fretta. No prob. Partiamo. L'autista si fionda verso la mia destinazione perché l'altro passeggero deve andare oltre, pertanto attraversiamo la città a tempo di record e con le gomme che fischiano a ogni curva.

Ora va tutto bene, io poi sono abituato a una guida fuori dai canoni e quindi durante il tragitto pensavo ai cavoli miei. Ma dico: e se fossi stato un'altro? Uno tipo mio fratello, che in macchina con me non ci viene da almeno quindici anni perché ha paura di come guido?
E' possibile che tra aeroporto e taxisti non ci si possa mettere d'accordo in modo che ci sia un congruo numero di mezzi in attesa, quando arriva un aereo? Anche perché sono voli commerciali, vanno a  orario e tutto sommato una corsa tra aeroporto e città i suoi 20 R$ minimi li frutta. Se ti presenti alle 16:25 in aeroporto col tuo bel taxi, sei sicuro che qualcuno lo carichi.

Finale: arriviamo alla mia destinazione e io scendo: l'autista mi chiede chi paga e siccome l'altro passeggero non compie nessun movimento io, facendo il signore coi soldi degli altri (sono qui per lavoro), gli do il denaro per il percorso parziale.
Hai capito il marpione? Con la scusa della fretta ha saltato la fila e si è pure risparmiato 30 R$ di taxi!

Welcome to South America.
Welcome to Brasil.

sabato 11 febbraio 2012

Il Brasile ha dichiarato guerra al GSM

Telefonia mobile oggi

Quando naque la telefonia mobile moderna era utilizzato uno standard analogico chiamato TACS.
Pur avendo il merito di promuovere la diffusione dei primi cellulari (prima la telefonia mobile era "veicolare" perché il telefono voleva una batteria di capacità simile a quelle di un'automobile) il TACS aveva innumerevoli limiti, tra cui principalmente una eccessiva occupazione della banda radio e mancanza di interoperabilità internazionale.
Negli anni '90 si affermò uno standard internazionale che ha contribuito in maniera chiave al decollo della telefonia mobile: questo standard si chiama GSM e, benché osteggiato degli americani che fino all'ultimo hanno insistito con i loro protocolli proprietari (nel senso che ogni compagnia di telefonia mobile aveva il proprio), è oggi adottato ovunque sul pianeta Terra.
E' stato grazie al GSM, per esempio, che sono stati introdotti gli SMS e che è possibile telefonare anche dentro a uno stadio (in precedenza sarebbe stato difficilissimo trovare un canale radio libero).

Il GSM e i prefissi internazionali

Senza entrare in aspetti che non interessano questo post, voglio accennare a una caratteristica del GSM che ne favorisce l'uso in viaggio. Mi riferisco alla possibilità di sostituire, nella composizione del numero da chiamare, la sequenza di cifre che introduce i prefissi internazionali e che varia da Paese a Paese, con un carattere uguale dappertutto: questo carattere è il famoso +.
Per spiegarmi con qualche esempio, supponiamo di essere in Italia e dover chiamare in UK (codice Paese 44): da un telefono fisso faremo 0044 nnnnnnnn (questo è il numero locale a UK che dobbiamo chiamare) mentre da un cellulare (con abbonamento italiano) basterà comporre +44 nnnnnnnnn.
Se mi sposto in un altro Paese il prefisso internazionale potrà variare (es. 010) e quindi da telefono fisso farò 01044 nnnnnnnn mentre dal mio cellulare, con il mio abbonamento italiano, continuerò a comporre +44 nnnnnnnn come dall'Italia.
Se sono in UK con un abbonamento UK vale la stessa regola: per chiamare in Italia (codice Paese 39) da fisso farò 0039 e da cellulare continuerò a premettere +39.
Grazie a questa caratteristica la mia agenda è sempre salva: ovunque mi sposti nel mondo, se ho avuto l'accortezza di registrare tutti i miei numeri col loro prefisso internazionale GSM (+cc), l'operatore locale su cui sono in roaming comprenderà il mio segno + e mi farà telefonare.

Il GSM in Brasile

Sto imparando che ai Brasiliani piace fare le cose a modo loro, anche quando sono contrarie alla logica. Così quando hanno liberalizzato il mercato della telefonia mobile, hanno estremizzato il concetto e hanno importo agli utenti l'obbligo di dover specificare con quale operatore vogliono effettuare le chiamate internazionali (sia da Stato a Stato che fuori il Brasile). Ogni operatore di telefonia cellulare ha un codice assegnato e questo codice è parte della sequenza del prefisso internazionale.
Anche qui mi spiego con un esempio: se ho un abbonamento con un operatore (TIM Brasil, codice 41) e voglio chiamare un numero di Roma dal Brasile, potrei comporre 0041 39 06 nnnnnnnn (da un telefono fisso farei l'usuale 0039 06 nnnnnnnn). Se invece il mio operatore fosse VIVO (codice 31) allora comporrei 0031 39 06 nnnnnnnn.
Questo significa che ho la libertà di mettere in concorrenza più operatori sulle tariffe internazionali. e fin qui tutto bene.
L'assurdità, che manda alle fogne tutto il castello costruito dal GSM per favorire l'interoperabilità, è che il carattere + non viene più riconosciuto da nessun operatore telefonico: ossia quello che vale nel resto del mondo (+39 06 nnnnnnnn) in Brasile da errore!!! Quindi se, come me, avete una agenda internazionalizzata, ve la date letteralmente in faccia. Per chiamare qualcuno a casa vostra, con un abbonamento di un operatore Brasiliano, dovete cancellare quel + e sostituirlo con il prefisso del vostro operatore (o di un altro concorrente, fa lo stesso).
Sarebbe bastato mantenere la possibilità di scegliersi l'operatore internazionale di volta in volta, accettando però che il + significa l'operatore con cui ho il contratto. Così l'agenda non sarebbe stata buttata a mare.
Questa assurdità, che penalizza soprattutto noi stranieri, se ne porta appresso un'altra peggiore: se qualcuno vi chiama da un altro Stato Brasiliano (es. Rio de Janeiro e voi siete a San Paolo), sul telefono resta memorizzato il suo numero con il prefisso dello Stato da cui ha chiamato; purtroppo, se volete richiamarlo, quel numero non serve a niente, perché dovrete obbligatoriamente premettere il codice interstatale del vostro operatore (nel caso di TIM Brasil: 041). Se il numero non è in rubrica dunque dovrete prendere e segnarvi a penna da qualche parte il numero chiamante e poi introdurre il vostro prefisso per l'operatore interstatale (supponiamo 041), quindi trascrivere di nuovo il numero che vi ha chiamato.
E' un incubo. E' per andare ai pazzi.

This nightmare is Brasil.

sabato 21 gennaio 2012

Viaggio allucinante

Premessa

Questo è il racconto di un normale rientro dalle ferie, in un Paese particolare come il Brasile.
Il tragitto in auto va da Rio das Ostras, cittadina costiera dello Stato di Rio de Janeiro, a Belo Horizonte, capitale dello Stato di Minas Gerais. Un viaggio di neanche 600km (come Roma-Milano) che, per una combinazione di eventi, è durato 22 ore e avrebbe potuto durarne anche di più.

Dove eravamo

Rio das Ostras è una località balneare posta 150km a nord di Rio de Janeiro. A capodanno qui è estate, ossia la stagione delle piogge. Di fatto ha iniziato a piovere il 31 Dicembre sera, senza nemmeno mezzora di pausa. Sulla costa è una pioggia continua ma normale, nell'interno invece è battente, tropicale; ed effettivamente siamo qualche centinaio di km a nord del Tropico del Capricorno.
Per Natale e capodanno si muovono tutti in Brasile, è l'inizio delle vacanze estive e le scuole sono chiuse. Purtroppo però le infrastrutture di comunicazione stradali equivalgono a quelle italiane degli anni '50 e, cosa ben peggiore, non esiste la ferrovia. Se togliamo qualche migliaio di viaggiatori in aereo, gli altri si spostano su gomma.
San Paolo fa 20 milioni abitanti, Rio più della metà, Belo Horizonte 5 milioni; poi ci sono le zone costiere e le altre città del Sud. Insomma, molta gente.

Verso Rio de Janeiro

2 Gennaio 2012, ore 9:45

A bordo di una Fiat Palio 1.000 fire a benzina, noleggiata a Belo Horizonte pochi giorni prima, io e mio figlio lasciamo la nostra Pousada, dopo abbondante colazione; per precauzione ho anche preparato dei panini, ho preso un paio di banane e una bottiglia d'acqua da due litri.
Ci aspettano 170 km di superstrada, fino quasi a Rio de Janeiro; quindi, tenendoci ai margini della metropoli, aggireremo la baia di Guanabara e saliremo verso nord, imboccando la BR-040, una autostrada che inizialmente presenta un fondo moderno ma un percorso tortuoso come la Firenze-Bologna; scavalca la cordigliera di Petropolis ed entra nello stato del Minas Gerais. Da li fino a Juiz de Fora la strada sarà buona, poi diventerà più lenta e dal fondo incerto. Gli ultimi 200 km saranno su una strada equivalente a una statale ma piena di buche, dossi di rallentamento, attraversamenti: questo tratto si percorre a una media di 60 km/h, col tempo buono.

Ore 10:00

Appena usciti da Rio das Ostras, quando ancora mancano 10km alla superstrada, inizia la fila. Si avanza a passo d'uomo e pochi minuti dopo dal cofano esce vapore: la ventola di raffreddamento ha ceduto, l'acqua è in ebollizione, non si può andare avanti. Accosto sotto la pioggia e chiamo la compagnia di noleggio e quindi il soccorso stradale.

Ore 10:15

Mentre attendo il carro attrezzi (ci vorranno max 90 minuti, secondo il contact center), faccio delle ipotesi di rientro. Domani sera Leonardo ha il volo di ritorno in Italia e ho margine. Visto che l'auto è di Belo Horizonte, chiedo di proseguire e tornare alla base con lo stesso carro attrezzi che preleverà l'auto.

Ore 12:30

Sono ormai passate oltre due ore, la file è aumentata e adesso anche dietro è a perdita d'occhio. Inizio a temere che sia una situazione più estesa e capisco che devo fare qualcosa. Al telefono col carro attrezzi spiego al conducente che posso muovere l'auto, se non sono in fila, e quindi gli vado incontro tornando verso Rio das Ostras, da dove ero partito quasi tre ore prima. Inutile far fare la fila anche a lui.
Ci incontriamo otto km indietro, mi carica e andiamo verso la sua base. Purtroppo lui non ci può portare a BH, se vogliamo andare oggi la compagnia di noleggiomi propone un'auto sostitutiva da prendere nella vicina cittadina di Macaè. Verrà un taxi a prenderci per portarci fino a li. Facciamo il viaggio fino alla base del carro attrezzi rimanendo in auto...

La "Base"

Invece di una officina attrezzata, il carro ci porta a casa del suo conducente. In una dependance c'è il suo ufficio, da dove la moglie coordina i movimenti dei mezzi (è una sorta di cooperativa) e nello spiazzo che doveva essere il suo parcheggio di casa ci sono altre vetture in panne o incidentate, in attesa di essere trasportate alla rispettiva destinazione. Sono le 13:30, abbiamo da mangiare e da bere. Chiamo la compagnia e gli chiedo del taxi. Alle 14 arriva un messaggio che il taxi è partito e che sarà da noi in mezzora. Visto che c'è un tavolo da biliardo, con Leonardo inganniamo il tempo giocando.

Il taxi e il taxista

Per trasportarci 20km a nord quei geni della compagnia assicurativa hanno chiesto un taxi da un paese che rimane 90km a sud da noi, in direzione Rio de Janeiro. Sarebbe stato troppo difficile chiederne uno di Macaé stesso? O di Rio das Ostras? Con tutta la costa bloccata dal rientro di 50 milioni di persone, il taxi arriva da noi alle 17:30, quindi con tre ore di ritardo rispetto al preventivato. Richiamo la compagnia e gli dico che a quest'ora io non mi metto in viaggio per Macaé, per prendere un'altra macchina e poi farmi 600 km fino a BH, con la certezza di viaggiare di notte per le strade del Brasile, di cui ormai conosco le condizioni. Dovrà essere un autista locale a portarci fino a BH.
La cosa si può fare ma il nostro attuale taxista non può arrivare fino a BH, non stasera che ha da fare; sarebbe stato meglio, da qui avremmo tagliato per l'interno evitando la costa. Invece ci tocca arrivare di nuovo a Rio de Janeiro, per cambiare mezzo.

Verso Rio, otto ore dopo

Ore 17:45, inizia l'avvicinamento

Iniziamo il tragitto di 100 km che ci condurrà a Rio Bonito, punto di cambio di mezzo e autista. Inizialmente le strade sono abbastanza scorrevoli, ma ben presto ci ritroviamo imbottigliati e capisco che non sarà una passeggiata quando vedo comparire gli immancabili favelados che entrano in autostrada e si mettono a vendere cibo e bevande lungo le corsie, tanto il traffico è quasi immobile. Noto che l'articolo più gettonato dopo l'acqua è il caricatore di telefonino da auto, segno che da questi ingorghi gli unici a guadagnarci sono gli operatori TLC.
Il nostro autista inizia a smadonnare, era uscito per un paio d'ore e si ritrova impossibilitato a tornare a casa presto, come pensava. Per giunta il cambio non risponde al telefono e questo preoccupa lui ma ancor più me: mio figlio si chiede e mi chiede se questi non ci lasceranno per strada.....

Rendez-Vouz

Finalmente il primo autista si mette in contatto col secondo e i due combinano l'appuntamento. L'incontro avviene presso un'area di servizio, ne approfittiamo anche per scendere e comprare qualcosa da mangiare, perché temo che la notte sarà ancora lunga. Il nuovo autista, molto ottimisticamente, spera di essere a BH in quattro ore e mezza, ma io ho guidato "su quella strada" di giorno, mentre adesso è notte, piove e comunque "su quella strada" ci dobbiamo ancora arrivare.

BR-040

E infatti ci vorrà un'altra ora prima di imboccare la BR-040, l'autostrada mista federale e privata che inizia a salire la cordigliera a nord di Rio de Janeiro. Questo tratto di 80 km è quello meglio tenuto di tutto il tronco Rio de Janeiro - Belo Horizonte, come pavimentazione e illuminazione, ma è equivalente al nostro Barberino del Mugello - Sasso Marconi, ossia tutte curve a gomito che limitano la velocità. Peraltro adesso è mezzanotte passata e ora che non piove più attraversiamo un fitto banco di nebbia se non proprio una nuvola, quindi non si sarebbe potuto correre in ogni caso.
Ora il percorso è più rettilineo ma per poco, poi comincia anche a farsi accidentato, mentre il traffico quasi scompare. Per lunghi km attraversiamo la foresta da soli, la strada ha poche indicazioni circa la sua conformazione, quindi devi indovinare dove andrà l'asfalto (nero), non delimitato da catarifrangenti e nemmeno da guard-rail ne segnaletica orizzontale. Siccome il nostro autista non pensava di fare così tardi ha lavorato tutta la precedente giornata e ora sono in tensione con la preoccupazione che si possa addormentare al volante. Ne me la sento di prendere la guida, visto che per qualsiasi evenienza è bene perimetrare bene compiti e responsabilità di ciascuno, senza mescolarli. Non siamo ancora a questo punto, diciamo così...

L'esondazione

Alle 5 del mattino, dopo la lunga notte di un viaggio che non vuole terminare, siamo a 90 km da Belo Horizonte, quando nel buio ci si para davanti un camion fermo. E' la coda di una fila ferma, che comincia molti km avanti a noi e che si perde nell'oscurità. Tutti i mezzi sono fermi e a motore spento, tranne quelli che fanno manovra per ritornare indietro. Scendo per informarmi e scopro che tredici ore prima un fiume ha esondato allagando la strada; non ci sono previsioni di ripristino, per cui conviene cercarsi una strada alternativa per raggiungere BH.
E dico cercarsi perché, nonostante sia passato tanto tempo, le autorità non hanno considerato un loro preciso dovere quello di identificare la strada alternativa, segnalarla e predisporre la polizia stradale per prevenire l'accumularsi dei mezzi intrappolati. Nessuna pattuglia, nessuno della protezione civile, nessuno. e nessuno protesta.
Giriamo l'auto indietro verso Rio de Janeiro: il nostro autista è molto stanco ma l'adrenalina della ricerca di una via d'uscita lo risveglia. Alla prima occasione usciamo dell'autostrada ed entriamo in un paese (Conselheiro Lafaiete) che a quest'ora è deserto; esiste una via alternativa? Finalmente al deposito degli autobus troviamo chi ci indica la strada per Ouro Branco, da cui raggiungeremo di nuovo l'autostrada, seguendo un percorso praticabile. E così facciamo, dribblando costoni di terra che si sono staccati per le fitte piogge e hanno invaso la strada in più punti.
Ritorniamo sulla autostrada BR-040 36 km dopo, e risaliamo la lunga coda di mezzi fermi e in coda verso Rio De Janeiro; raggiungiamo BH alle otto del mattino, finalmente senza ulteriori contrattempi.

Conclusione

Questo evento mi ha ridimensionato un poco la considerazione che avevo per il Brasile: la mancanza di una infrastruttura ferroviaria, l'inadeguatezza di quella stradale e l'impreparazione di chi sarebbe preposto all'assistenza è un cocktail micidiale.
Ce n'è ancora molta di strada da fare, per lasciarsi dietro le abitudini sudamericane.

domenica 25 dicembre 2011

Indizi di civiltà


Ricordate queste due foto, e non solo la favela, la prossima volta che pensate al Brasile.

Piste ciclabili mantenute in condizione e segnalate.
Fila composta fuori una gelateria in una sera accaldata, aspettando il proprio turno per rinfrescarsi la gola.
Finché in Italia penseremo solo a fare i più furbi, saremo superati ancora da molte Nazioni. E di slancio pure.

Incontri ravvicinati del terzo tipo

Belo Horizonte, il parco municipale dove vado a correre di solito la domenica si riempie e sui prati si fermano a dormire quelli che nei giorni feriali dormono per strada. Ce ne sono due a pochi metri da me che riposano tranquilli. Uno in particolare, che troverei difficile confonderlo con un gentleman della City.
Ad un certo punto compare anche una guardia municipale, che evidentemente ha avuto la mia stessa impressione, e si approssima al tipo, il quale continua a dormire profondamente, forse anche grazie a un aiuto farmacologico. Mentre la guardia si avvicina vedo che apre con la mano destra la fondina della pistola d'ordinanza, si china e con l'altra mano raccoglie un coltellaccio da cucina, che il tipo teneva come Linus terrebbe la coperta.
Il poliziotto rinfodera la pistola, quindi mi mostra l'arma da taglio, io faccio segno come dire "forse gli serve per aprire uno sfilatino e metterci la porchetta" ma lui è decisamente di un altro parere. In ogni caso lascia riposare il tipo e va a portare l'arma ai colleghi.
Finquando sono rimasto, il tipo ha continuato a dormire e i poliziotti sono rimasti nei pressi, forse per dividere lo sfilatino con la porchetta quando si fosse svegliato.